Musica del Salento

Le migliori canzoni popolari salentine

La musica ed il ballo rivestono un ruolo particolare nella tradizione salentina, essendo espressione della cultura e della storia di questo popolo.

Vi indichiamo queste utili informazioni per partire con la vostra ricerca sulla musica popolare del Salento.

Canzoni popolari salentine

Ecco qui elencate le canzoni di musica popolare salentina più famose ed ascoltate, e sono comprese anche quelle d’amore:

  • a tabaccara
  • cozze
  • la mujere vascia
  • pizzica di Galatone
  • la Zamara o Pizzica di Torchiarolo
  • N tunucciu
  • vogliamo le bambole
  • aria caddhipulina
  • beddhra ci dormi
  • quantave ca nu passu de sta strada
  • quannu camini tie
  • lu scarparu
  • ceserina
  • camina ciucciu camina
  • la zitella “l’acqua te la funtana”
  • fimmine fimmine
  • lu rusciu te lu mare
  • te sira
  • ahi lu core meu
  • pizzicarella
  • santu paulu meu
  • ferma zitella
  • la cerva
  • lu santu lazzaru
  • damme nu ricciu
  • pizzica di aradeo
  • teresina

Stornelli salentini

Altri video di canzoni in lingua grika li trovate sul nostro blog di approfondimento.

 

  • Aremu
  • andra mou pai
  • kalinifta
  • agapimu fidela protini

Canzoni del folk leccese anni '80

Brani interpretati da Bruno Petrachi indimenticabile artista di folk leccese, ripresi poi dal figlio Enzo Petrachi.

  • Arcu te pratu
  • Mieru mieru
  • Forza Lecce miu
  • lu Pompiere
  • rotulì rotulà
  • Stornellando
  • ndaticchia mia
  • lu prosperu
  • la Coppula
  • Mieru Pezzetti e Cazzotti
  • Zumpa Ninella
  • Lu Carcere è galera
  • San Catautu
  • Lu pascalinu tou
  • La Luna a mienzu mare

L'origine della Pizzica, musica popolare salentina

L’ origine della Pizzica e di queste danze si fa risalire alla fine del 1400.

Si tratta di una vera tarantella popolare della quale è possibile distinguere varie tipologie:

la cosiddetta “pizzica tarantata” che è quella più conosciuta
è una danza tipicamente femminile con la quale si evoca il mito, vissuto drammaticamente, del morso della tarantola che rende “furiose” le donne fino a farle danzare freneticamente per liberarsi dal male interiore.

La “pizzica pizzica”, invece il mito evocato, vissuto gioiosamente, è quello del duello rusticano, la lotta dei coltelli, certo molto frequente nei rapporti di forza tra gli uomini del passato.

“La danza delle spade” è un’originale forma di danza che deriva certamente da un antico rito di sfida al coltello praticato dagli uomini litigiosi che si incontravano durante le fiere e i mercati.

L’origine del duello è naturalmente da ricercarsi nei tipici regolamenti di conti fra uomini appartenenti alle famiglie d’onore ed in genere tra quelle categorie di persone abituate a risolvere in modo diretto le discussioni e le liti.

Col tempo il duello, che mirava esclusivamente al ferimento e all’eliminazione dell’avversario, si è trasformato in una pura azione dimostrativa.

Nel Salento, almeno una volta, esistevano delle “tarantate“, donne di un tempo, neppure troppo lontano, che durante la stagione estiva, nei giorni del raccolto, curve in due sulle ginocchia, venivano “pizzicate” dal ragno, dalla cosiddetta taranta.

E con il morso la crisi:

  • forti dolori addominali
  • sensazione di spossatezza
  • necessità di restare a letto.
Fino a quando qualcuno non riconosceva l’origine del male e ne indicava la cura: bisognava chiamare l’orchestrina, suonare e indurre la malata a “ballare”.

Il ragno diventa l’espediente di una sofferenza repressa, mai vinta:
la sofferenza di chi lavora la terra, di individui ai margini del vivere sociale, che nel ragno della taranta e nel ballo trovano l’unica occasione per porsi al centro dell’attenzione, per dar libero sfogo alle frustrazioni.

Il ragno è l’idea della terra madre, è la forza di rituali antichi, non vinti dal Cristianesimo.

Già nel ‘700 la Chiesa tentava di dare un significato cristiano al tarantismo;

ogni 28 e 29 giugno i tarantati salentini sono “costretti” a ripetere la loro danza il giorno di San Paolo, all’interno della chiesa di Galatina.

Le pizzicate dalla Taranta chiedono la grazia al Santo, ed alla fine della danza frenetica, sperano che l’anno successivo non debbano più ballare.